I numeri sorridono, ma il traguardo è ancora lontano. È questo, in sintesi, il quadro che emerge dal recente resoconto della Corte dei conti sullo stato di avanzamento delle Case e degli Ospedali di Comunità previsti dal PNRR. Finora, l’Italia ha rispettato – anzi superato – i target europei fissati per il 2025, ma entro un anno le strutture dovranno diventare operative. Ed è proprio qui che iniziano i problemi.

Secondo i dati consolidati al 20 giugno 2025, i lavori sono stati avviati per 1.168 Case della Comunità, pari al 113% rispetto al target UE e superiore anche allo step procedurale fissato per il 30 giugno 2025 (che richiedeva almeno 1.038 avvii). Tuttavia, solo 58 strutture sono state effettivamente collaudate. Un dato che lascia intuire la complessità del passaggio dalla fase progettuale a quella operativa.

Sul piano finanziario, alla data dell’11 giugno 2025, sono stati trasferiti ai soggetti attuatori oltre 405 milioni di euro (sotto forma di anticipazioni e rimborsi), a fronte di una dotazione complessiva di 2 miliardi. Le spese effettivamente sostenute sono leggermente superiori: 409 milioni di euro, pari al 20,45% del budget complessivo.

Il prossimo obiettivo UE (target M6C1-3) richiede la piena realizzazione di almeno 1.038 Case della Comunità entro il 30 giugno 2026. I numeri attuali suggeriscono che la sfida non è impossibile, ma tutt’altro che banale.

Situazione simile – ma con alcune criticità in più – per gli Ospedali di Comunità. Al 20 giugno 2025 risultano avviati i lavori su 357 strutture, già sufficienti a superare il prossimo target UE previsto per il 2026 (307 strutture). Tuttavia, solo 17 risultano collaudate: un numero troppo basso, soprattutto considerando la complessità delle strutture ospedaliere.

Anche sul fronte finanziario emergono segnali preoccupanti. Alla data del 25 giugno 2025, sono stati trasferiti ai soggetti attuatori oltre 200 milioni di euro, ma la spesa reale sostenuta è ferma a 160,5 milioni, appena il 16,05% del budget complessivo di 1 miliardo. Segno che, a differenza delle Case della Comunità, qui si paga un ritardo anche nell’attuazione concreta degli interventi.

La fotografia scattata dalla Corte dei conti mostra un Paese che, almeno sulla carta, è in linea con i programmi europei. Ma ora viene la parte difficile: rendere operative strutture complesse in tempi stretti, tra burocrazia, collaudi e carenze di personale. I fondi ci sono, i progetti sono partiti. Quello che manca, ancora, è la piena funzionalità di queste strutture. E un anno potrebbe non bastare.