"È surreale questo accanimento, dopo un fallimentare processo di tre anni – a un ministro che voleva far rispettare la legge – concluso con un'assoluzione piena. Mi chiedo cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così, mentre migliaia di cittadini onesti attendono giustizia".

La surreale dichiarazione di Giorgia Meloni, una premier sconclusionata, ignorante e scialaquatrice a capo di un governo fallimentare composto da dei saltafossi che, da ministri, pretendono un  rispetto istituzionale che loro stessi, con atti e dichiarazioni, rinnegano, è a commento dell'impugnazione, da parte della Procura di Palermo, della sentenza con cui, in primo grado, Matteo Salvini era stato assolto nel processo relativo al sequestro dei migranti della Open Arms.

Molto più "misurato" il commento dello stesso Salvini: "Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna, andiamo avanti: non mi preoccupo. Difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato".

La Procura ha optato per il ricorso diretto alla Cassazione, saltando la Corte di appello, sostenendo che il verdetto di assoluzione non confuta la ricostruzione dei fatti prospettati dall'accusa, che sono dunque accertati, ma si limita, interpretando male leggi e convenzioni internazionali, a dire che l'Italia non aveva l'obbligo di assegnare alla nave spagnola il porto sicuro (Pos). Per tale motivo i pm hanno chiesto alla Cassazione di pronunciarsi.

La "serenità" di Salvini, probabilmente, è collegata all'ignoranza o alla dimenticanza. Infatti, in un pronunciamento di pochi mesi fa le Sezioni unite civili della Cassazione si erano espresse sulla vicenda della Diciotti - praticamente una fotocopia di quanto accaduto con la Open Arms - sentenziando che "il rifiuto dell'autorizzazione allo sbarco dei migranti soccorsi in mare protratto per dieci giorni possa considerarsi quale atto politico sottratto al controllo giurisdizionale … Si è in presenza, piuttosto, di un atto che esprime una funzione amministrativa da svolgere, sia pure in attuazione di un indirizzo politico, al fine di contemperare gli interessi in gioco e che proprio per questo si innesta su una regolamentazione che a vari livelli, internazionale e nazionale, ne segna i confini. Le motivazioni politiche alla base della condotta non ne snaturano la qualificazione, non rendono, cioè, politico un atto che è, e resta, ontologicamente amministrativo. Non vi è dunque difetto assoluto di giurisdizione. … Nella misura in cui l'ambito di estensione del potere discrezionale, anche quello amplissimo che connota un'azione di governo, è circoscritto da vincoli posti da norme giuridiche che ne segnano i confini o ne indirizzano l'esercizio, il rispetto di tali vincoli costituisce un requisito di legittimità e di validità dell'atto, sindacabile nelle sedi appropriate. E tra tali vincoli rilievo primario ha certamente il rispetto e la salvaguardia dei diritti inviolabili della persona. L'azione del Governo, ancorché motivata da ragioni politiche, non può mai ritenersi sottratta al sindacato giurisdizionale quando si ponga al di fuori dei limiti che la Costituzione e la legge gli impongono, soprattutto quando siano in gioco i diritti fondamentali dei cittadini (o stranieri), costituzionalmente tutelati".

Nell'articolo La Cassazione smonta la propaganda (post) fascista sui salvataggi in mare e ordina al governo di risarcire i migranti sequestrati da Salvini sulla Diciotti si possono leggere ulteriori considerazioni che le Sezioni unite civili della Cassazione hanno espresso a supporto della decisione.

E questa è la nota di Open Arms:

"Oggi 18 luglio 2025, la Procura di Palermo ha presentato ricorso presso la Corte di Cassazione contro l'assoluzione in primo grado di Matteo Salvini, ex ministro dell'Interno e ora vicepremier e ministro dei Trasporti. È accusato di abuso d'ufficio e sequestro di persona, in relazione ai 147 sopravvissuti al naufragio salvati dalla nave Open Arms nell'agosto 2019.Noi di Open Arms ci fidiamo pienamente del lavoro della Procura. Rimaniamo parte civile nel caso, come lo siamo sin dall'inizio di questo processo giudiziario, e non abbiamo alcuna intenzione di fare un passo indietro".