Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato che Andriy Yermak, suo potentissimo capo di gabinetto e consigliere più influente dall'inizio dell'invasione russa su larga scala, ha rassegnato le sue dimissioni. La decisione arriva dopo la perquisizione condotta dalle due principali agenzie anticorruzione ucraine nel suo appartamento a Kiev.
Yermak non è formalmente accusato di alcun illecito, ma la pressione politica e pubblica su di lui era diventata insostenibile, in un momento in cui uno scandalo di corruzione da 100 milioni di dollari nel settore energetico sta scuotendo il Paese e minando la credibilità delle istituzioni.
Una crisi che arriva nel momento peggiore
Zelensky, parlando in un discorso insolitamente duro davanti al suo ufficio presidenziale, ha avvertito che l'Ucraina rischia di “perdere tutto” se le divisioni interne continueranno a indebolire lo Stato nel mezzo della guerra e dei negoziati internazionali.
La tempistica non potrebbe essere più delicata: Yermak era stato appena incaricato di guidare i negoziati con gli Stati Uniti, mentre il presidente americano Donald Trump sta tentando di imprimere una forte accelerazione al processo di pace con la Russia.
La posizione negoziale di Kiev è già fragile: l'Ucraina, sostenuta dall'Europa, sta cercando di modificare la bozza del piano di pace predisposta da Washington, giudicata troppo favorevole alla Russia.
La perquisizione e la pressione pubblica
Venerdì mattina gli investigatori dell'Ufficio nazionale anticorruzione (NABU) e della procura speciale anticorruzione (SAP) hanno perquisito l'appartamento di Yermak. Le agenzie non hanno fornito dettagli sul motivo dell'operazione.
Yermak ha scritto sui social di aver offerto “piena collaborazione” e, poche ore prima del raid, aveva ribadito la fermezza della posizione ucraina: nessuna concessione territoriale alla Russia, nemmeno sotto pressione americana.
In un'intervista, aveva ammesso di essere sottoposto a un'enorme pressione politica e mediatica, ma aveva insistito sulla necessità di un'indagine “obiettiva e indipendente”.
Uno scandalo che scuote Kiev
Lo scandalo di corruzione che ha travolto l'élite politica ucraina riguarda presunte tangenti e appropriazione indebita di fondi pubblici nel settore energetico, inclusa la società nucleare statale Enerhoatom. L'opinione pubblica è furiosa: i fondi sottratti sarebbero serviti a proteggere infrastrutture critiche già devastate dagli attacchi russi.
Negli ultimi giorni Zelensky ha già licenziato la ministra dell'Energia Svitlana Grynchuk e il ministro della Giustizia Herman Halushchenko, mentre diversi sospettati sono stati arrestati. Anche un ex socio d'affari del presidente, Timur Mindich, ha lasciato il Paese.
La crisi ha risvegliato vecchie tensioni con le autorità anticorruzione: pochi mesi fa Zelensky aveva tentato di limitarne i poteri, salvo dover fare marcia indietro dopo le proteste e le pressioni occidentali.
Un colpo personale per Zelensky
La caduta di Yermak è un duro colpo per Zelensky. I due erano amici e collaboratori da oltre un decennio, molto prima che il presidente entrasse in politica. Durante la prima notte dell'invasione russa, comparvero insieme in un video diventato simbolo della resistenza ucraina.
Ora la sua uscita di scena lascia un vuoto politico significativo proprio mentre gli Stati Uniti inviano a Kiev il segretario delle Forze Armnate, Dan Driscoll, per lavorare al piano di Trump. Nel frattempo una delegazione americana è attesa a Mosca e Vladimir Putin ha espresso sostegno all'idea ungherese di ospitare un vertice Trump-Putin a Budapest.
Putin continua a insistere sulle sue richieste massimaliste: ritiro completo delle truppe ucraine dal Donbas e controllo russo totale sulla regione. “Se non si ritirano, lo otterremo con la forza”, ha dichiarato.
E ora?
Zelensky inizierà sabato le consultazioni per scegliere un nuovo capo di gabinetto. Ha ribadito che, nonostante la turbolenza interna, l'Ucraina non farà “errori” e non si dividerà mentre la Russia punta proprio a sfruttare le fratture interne.
L'opinione pubblica non era più dalla parte di Yermak: i sondaggi più recenti mostravano che il 70% degli ucraini ne chiedeva le dimissioni.
La crisi segna una fase drammatica per Kiev, che deve gestire una guerra estenuante, un settore energetico in ginocchio con blackout di ore ogni giorno, e una battaglia politica interna che rischia di compromettere il fronte diplomatico.


