I dati preliminari dell’Indagine Istat 2025 sulla violenza contro le donne, nell’ambito del progetto “Sicurezza delle donne”, offrono un quadro inquietante ma necessario da conoscere: in Italia, quasi 6,4 milioni di donne tra i 16 e i 75 anni hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Tradotto in percentuali, significa che circa una donna su tre è stata vittima di violenza, un dato che rappresenta una sfida drammatica per l’intera società.

Particolarmente preoccupante è l’aumento della violenza tra le più giovani. Le donne tra i 16 e i 24 anni registrano un incremento della violenza sessuale dal 17,7% al 30,8% rispetto al 2014, e le studentesse non sono esenti: per loro la violenza sessuale arriva al 29,1%. Questi numeri smontano l’idea che la giovinezza sia un periodo protetto; al contrario, le più giovani risultano particolarmente vulnerabili, sia all’interno delle relazioni di coppia sia al di fuori.

Gli ex partner rimangono la categoria più pericolosa: la maggior parte delle violenze fisiche e sessuali avviene durante o subito dopo la relazione. Tuttavia, anche la violenza da parte di uomini non partner cresce, segnalando che il rischio non si limita al contesto familiare o sentimentale. Allo stesso tempo, il fenomeno della violenza economica emerge come un aspetto cruciale della sottomissione femminile: limitare l’accesso al denaro, alle decisioni familiari o al lavoro significa privare le donne della loro autonomia, rendendo più difficile uscire da relazioni abusive.

La buona notizia, seppur relativa, è che aumenta la consapevolezza tra le vittime: il 36,3% considera la violenza subita un reato, e raddoppiano le richieste di aiuto ai Centri antiviolenza. Tuttavia, resta immutato il sommerso: poche denunciano, poche confidano le proprie esperienze al di fuori della rete familiare o amicale, e molte non si sentono protette dalle istituzioni. La distanza tra consapevolezza del reato e capacità di denunciare rimane un problema critico.

Un altro dato che colpisce è l’impatto sulle famiglie e sui figli: oltre il 60% dei bambini ha assistito alla violenza, e molti riportano disturbi emotivi e comportamentali. La violenza sulle donne non è quindi un fenomeno privato, ma un problema sociale che trasmette sofferenza alle generazioni future.

La fotografia del 2025 mostra anche progressi: diminuiscono le ferite gravi e la percezione del pericolo immediato, segnalando un aumento della consapevolezza e, forse, una maggiore capacità di prevenire le escalation. Ma il dato centrale rimane: il fenomeno è diffuso, sistemico e in parte invisibile.

Occorre un impegno più deciso delle istituzioni e della società per ridurre il sommerso, garantire protezione efficace, aumentare il sostegno economico e psicologico alle vittime, e soprattutto lavorare sulla prevenzione tra i più giovani. Non è più tempo di sottovalutare o nascondere la violenza: conoscere i numeri è il primo passo per salvarsi dalle statistiche, proteggere le vittime e costruire una cultura del rispetto che parta dalle nuove generazioni.

La violenza contro le donne è una ferita aperta della società italiana: i numeri del 2025 ci dicono che ignorarla non è più un’opzione. Serve coraggio collettivo, politiche efficaci e attenzione educativa per trasformare i dati allarmanti in azioni concrete.

Fonte: La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia- Anno-2025 - www.istat.it...