Venerdì di tensione diplomatica: un alto funzionario ucraino smentisce l'approvazione del piano in 28 punti dell'amministrazione Trump, mentre gli alleati europei convocano riunioni d'urgenza.
Un venerdì cruciale per il futuro del conflitto in Ucraina si è trasformato in un giallo diplomatico. Rustem Umerov, segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e Difesa ucraino e stretto alleato del Presidente Volodymyr Zelensky, ha negato categoricamente di aver accettato il piano di pace proposto dall'amministrazione Trump. La smentita arriva mentre i leader europei, presi alla sprovvista, cercano frettolosamente una risposta comune a una bozza che sembra avallare gran parte delle richieste di guerra della Russia.
Il giallo dell'approvazione
La controversia nasce da dichiarazioni contrastanti tra Washington e Kiev. Funzionari statunitensi avevano affermato giovedì che il piano era stato redatto dopo consultazioni proprio con Umerov. "Questo piano è stato elaborato immediatamente dopo discussioni con uno dei membri più anziani dell'amministrazione Zelensky, Rustem Umerov, che ha accettato la maggior parte del piano dopo aver apportato diverse modifiche", aveva riferito un alto funzionario USA.
Tuttavia, Umerov ha ribattuto duramente su Telegram venerdì, affermando di non aver discusso i termini del piano, né tantomeno di averli approvati. "Durante la mia visita negli Stati Uniti, il mio ruolo era tecnico... Non ho fornito valutazioni né, a maggior ragione, approvazioni di alcun punto. Questo non rientra nella mia autorità", ha scritto Umerov, aggiungendo dopo un incontro con la delegazione USA che Kiev non accetterà un piano che violi la sua sovranità.
I dettagli del "Piano Trump" in 28 punti
Una copia del piano, visionata da Reuters, rivela condizioni che i funzionari ucraini avevano precedentemente respinto come una resa, specialmente dopo quasi quattro anni di resistenza all'invasione russa. I punti chiave includono:
- Cessioni Territoriali: L'Ucraina dovrebbe ritirarsi dai territori che ancora controlla nelle province orientali (rivendicate e annesse dalla Russia). In cambio, la Russia cederebbe porzioni minori di territorio catturato in altre regioni.
- Addio alla NATO: L'Ucraina sarebbe bandita permanentemente dall'adesione all'alleanza militare atlantica.
- Smilitarizzazione: Le forze armate ucraine verrebbero limitate a un massimo di 600.000 soldati e la NATO accetterebbe di non stazionarvi mai truppe.
- Garanzie Vaghe: La richiesta chiave di Kiev di garanzie di sicurezza vincolanti (simili all'articolo 5 della NATO) è liquidata in una singola riga senza dettagli: "L'Ucraina riceverà robuste garanzie di sicurezza".
- Concessioni a Mosca: Le sanzioni contro la Russia verrebbero gradualmente revocate, Mosca sarebbe invitata a rientrare nel G8 e avrebbe accesso a un fondo di investimento creato con gli asset russi congelati (con una quota di profitti destinata a Washington).
L'Europa esclusa e la situazione al fronte
Gli alleati europei dell'Ucraina hanno dichiarato di non essere stati consultati sul piano. Gran Bretagna e Germania hanno programmato una telefonata urgente per discutere la situazione. "Abbiamo sempre detto che affinché un piano funzioni, deve esserci l'accordo dell'Ucraina e degli europei", ha dichiarato da Bruxelles l'Alto rappresentante dell'UE Kaja Kallas. L'Europa si trova ora a finanziare la difesa dell'Ucraina da sola, dopo che il Presidente Donald Trump ha cancellato il supporto finanziario americano.
Il piano arriva in un momento critico. Mentre si avvicina il quarto inverno di guerra, le truppe ucraine sono in difficoltà. La Russia occupa quasi un quinto dell'Ucraina e avanza lentamente lungo un fronte di 1.200 km, rivendicando il controllo di città strategiche come Kupiansk e gran parte di Pokrovsk.
La Casa Bianca, tramite la portavoce Karoline Leavitt, difende la proposta lavorata dal Segretario di Stato Marco Rubio: "Questo piano è stato creato per riflettere le realtà della situazione... per trovare il miglior scenario win-win". Tuttavia, con il Cremlino che invita Kiev a prendere una "decisione responsabile" e Zelensky che per ora non commenta i dettagli, la strada verso la pace appare più divisiva che mai.
Analisi del Piano: Il prezzo della pace tra concessioni militari e riassetto economico
Mentre Washington definisce la proposta uno scenario "win-win" (vantaggioso per tutti), un'analisi più attenta dei 28 punti visionati da Reuters suggerisce uno spostamento significativo verso le richieste storiche di Mosca, controbilanciato da incentivi economici per gli Stati Uniti e una "neutralità armata" per l'Ucraina.
1. Il Nodo Militare: Sovranità limitata e confini ridisegnati
Il cuore del piano tocca i due nervi scoperti del conflitto: il territorio e l'allineamento strategico.
Lo scambio territoriale asimmetrico
La clausola che impone all'Ucraina di ritirarsi dai territori orientali che ancora controlla (ma che la Russia rivendica come annessi) rappresenta di fatto il riconoscimento delle conquiste russe nel Donbas. In cambio, la Russia cederebbe porzioni minori di territorio occupato in altre regioni (probabilmente nel sud o nel nord-est). Questo "scambio" congelerebbe il fronte su linee favorevoli a Mosca, legittimando l'uso della forza per ridisegnare i confini.
La fine del sogno atlantico (NATO)
Il divieto permanente per l'Ucraina di entrare nella NATO è la concessione politica più pesante per Kiev. Per quasi due decenni, l'adesione all'Alleanza è stata vista come l'unica vera assicurazione sulla vita contro l'aggressione russa.
Smilitarizzazione parziale ("Neutralità Armata")
- Tetto alle truppe: Il limite di 600.000 soldati per le forze armate ucraine è un punto controverso. Sebbene sia un numero elevato per standard europei, blocca la capacità di Kiev di mobilitazione totale in caso di futura aggressione.
- Niente basi straniere: Il divieto di stazionamento per truppe NATO rende l'Ucraina un "cuscinetto" (buffer zone), isolata fisicamente dal supporto diretto degli alleati.
- La vaghezza delle garanzie: Mentre Kiev chiedeva garanzie "blindate" (simili all'Articolo 5 della NATO, dove un attacco a uno è un attacco a tutti), il piano offre solo una generica promessa di "robuste garanzie di sicurezza". Senza meccanismi automatici di intervento, queste promesse rischiano di replicare il fallito Memorandum di Budapest del 1994.
2. Il Capitolo Economico: Normalizzazione e profitti
Se il lato militare chiede sacrifici a Kiev, quello economico offre una riabilitazione quasi totale a Mosca, con un risvolto pragmatico per Washington.
La riabilitazione della Russia
- Fine delle sanzioni: Il piano prevede la revoca graduale delle sanzioni occidentali. Questo smantellerebbe l'architettura di pressione economica costruita da USA e UE dal 2022, permettendo all'economia russa di respirare.
- Ritorno nel G8: L'invito a Mosca a rientrare nel club delle nazioni industrializzate (da cui era stata esclusa nel 2014 dopo l'annessione della Crimea) segnerebbe la fine dell'isolamento politico di Putin.
Il destino degli asset congelati
Questo è uno dei punti più innovativi e controversi. Invece di confiscare gli asset russi congelati per darli direttamente all'Ucraina come riparazioni di guerra (come discusso a lungo in Europa), il piano propone di:
- Farli confluire in un fondo di investimento.
- Destinare una parte dei profitti a Washington. Questo trasforma la gestione post-bellica in un'operazione finanziaria che beneficia anche gli Stati Uniti, allineandosi alla visione transazionale della politica estera di Trump.
Il peso sull'Europa
Con Trump che ha già cancellato il supporto finanziario diretto, l'Europa si trova nella scomoda posizione di dover finanziare la difesa ucraina da sola, mentre gli USA negoziano un piano che potrebbe rendere vani quegli sforzi.
3. Il contesto strategico: Perché ora?
L'accelerazione diplomatica americana è dettata dai fatti sul campo ("reality on the ground", come citato dalla Casa Bianca).
Logoramento ucraino
Dopo il fallimento della controffensiva del 2023 e la perdita recente di città chiave come (potenzialmente) Kupiansk, la capacità negoziale di Kiev è ai minimi storici.
La leva del petrolio
Nonostante le concessioni, Trump mantiene un'arma di pressione: le sanzioni sulle compagnie petrolifere russe, imposte il mese scorso, entrano in vigore proprio ora. Questo suggerisce che gli USA stanno usando il bastone (collasso dell'export petrolifero russo) e la carota (revoca futura delle sanzioni) per forzare Putin al tavolo.
In sostanza, il piano baratta la sovranità territoriale e le aspirazioni atlantiche dell'Ucraina con la stabilità globale e la riapertura dei mercati russi, lasciando l'Europa ai margini e Kiev con un futuro di "neutralità armata" e confini ridotti.
Crediti immagine: Linea del fronte al 20 nov. 2025 - Institute for the Study of War and AEI Critical Threats Project


