Nelle prime ore del 10 giugno, attorno all'1:00, un massiccio dispiegamento congiunto di esercito israeliano, Polizia di Frontiera e Shin Bet ha fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus. Molte abitazioni sono state perquisite, decine di persone portate via per interrogatori. All'alba, la presenza militare ha spinto intere famiglie a lasciare il quartiere per timore di nuovi episodi letali, già frequenti in operazioni simili condotte nei centri palestinesi.

Verso le 13:00, i paramedici della Mezzaluna Rossa sono arrivati per assistere la famiglia Qotub, che stava tentando di evacuare. Giornalisti erano sul posto a documentare gli eventi. Quattro giovani della famiglia sono stati subito trattenuti in un vicolo, mentre soccorritori e reporter venivano bloccati all'ingresso della strada.

L'incontro con i fratelli ‘Amirah
Nidal ‘Amirah, 40 anni, ufficiale della sicurezza dell'Autorità Palestinese fuori servizio e disarmato, e il fratello Khaled, 35 anni, sono arrivati per assistere un'altra famiglia che voleva mettersi in salvo. Le riprese mostrano Nidal avanzare lentamente con le mani alzate, fermarsi a pochi metri dai soldati e sollevare la maglietta su richiesta. Testimoni affermano che, a quel punto, gli sarebbe stato ordinato di togliersi anche i pantaloni. Ha rifiutato. I militari gli si sono scagliati addosso e hanno iniziato a picchiarlo.

Khaled ha tentato di intervenire da lontano insieme ai paramedici. Un soldato ha puntato l'arma contro il gruppo, costringendo i soccorritori a fare un passo indietro. Sono partiti sei colpi. Uno ha colpito l'asfalto vicino ai piedi di Khaled, un altro un muro adiacente. Schegge hanno ferito un soccorritore e un fotografo.

Mentre Nidal continuava a essere colpito, altri soldati hanno afferrato Khaled e lo hanno trascinato nel vicolo dove erano detenuti i quattro membri della famiglia Qotub. Qui lo hanno immobilizzato e uno dei militari lo ha stretto alla gola. Si sono sentiti due spari, poi Nidal è stato trascinato a sua volta all'ingresso del vicolo. Una raffica improvvisa, proveniente da fuori campo, ha ferito lui e almeno un soldato. Nidal, zoppicante, è riuscito a liberarsi, ma la via di fuga era chiusa da due militari. A quel punto uno dei soldati, a pochi metri, gli ha sparato alle spalle.

Subito dopo, lo stesso soldato si è avvicinato a Khaled, immobilizzato a terra, e gli ha sparato alla testa da distanza ravvicinata.

Niente soccorso, nessuna urgenza medica concessa
I paramedici, rimasti a poca distanza, hanno tentato di intervenire. I soldati li hanno respinti puntando le armi. Nidal era ancora vivo: le riprese lo dimostrano. Avrebbe potuto ricevere cure immediate, ma non gli è stato permesso. Poco dopo, mezzi militari sono arrivati e hanno disperso chiunque fosse rimasto, usando munizioni vere e granate stordenti.

Una volta costretti via giornalisti e paramedici, i quattro giovani Qotub sono stati picchiati, minacciati con armi alla testa, privati dei telefoni e chiusi ammanettati in un negozio. Sono stati rilasciati solo attorno alle 17:00, due di loro con fratture alle costole.

La versione ufficiale e le contraddizioni
L'operazione è durata circa 30 ore, con arresti e perquisizioni di massa. La versione militare ha liquidato l'uccisione dei fratelli come risposta armata a un presunto tentativo di sottrazione dell'arma di un soldato da parte di “due terroristi”. Ma la ricostruzione forense indipendente e le testimonianze dal vivo mostrano altro: non c'è traccia di intenzioni ostili da parte dei due fratelli, nessuna aggressione iniziale, nessun rischio imminente per i soldati.

Le immagini indicano esecuzioni a distanza ravvicinata, colpi sparati a persone già immobilizzate e impossibilitate a rappresentare una minaccia, seguito da impedimento attivo alle cure mediche.

Un episodio che non può essere archiviato
Il caso di Nidal e Khaled ‘Amirah si aggiunge a una lunga serie di operazioni che, sotto la copertura della sicurezza, sfociano in omicidi extragiudiziali, o quantomeno in uso della forza non giustificato e non proporzionato. L'etichetta postuma di “terrorista” non cancella i fatti: i fratelli erano disarmati, non stavano attaccando nessuno e sono stati colpiti quando non avevano più alcuna possibilità di fuga o difesa.

Chi ha visto e filmato si è trovato subito messo a tacere, allontanato o minacciato. Non è solo l'episodio in sé a pesare, ma il messaggio: le regole di ingaggio possono essere ignorate, la documentazione può essere soppressa e l'intervento medico negato senza conseguenze immediate.

Nablus, quella mattina, non ha solo visto una razzia militare: ha visto due uomini giustiziati e un'intera comunità messa a tacere con la forza.




fonte: www.btselem.org - The Israeli Information Center for Human Rights in the Occupied Territories
www.btselem.org/video/20251209_soldiers_executed_a_palestinian_after_overpowering_him_and_fatally_shooting_his_brother1#full