Esteri

"Hey, I’m just asking questions…" la deputata Kamlager-Dove continua a chiedersi se Donald Trump faccia uso di un farmaco anti-Alzheimer

Le voci sulla salute di Donald Trump stanno tornando a incendiare il dibattito politico. La deputata democratica Sydney Kamlager-Dove ha rilanciato l'ipotesi che il presidente stia assumendo Leqembi, un farmaco anti-Alzheimer. L'uscita ha riacceso la pressione sulla Casa Bianca, già sotto osservazione per una serie di segnali preoccupanti riguardo allo stato fisico e cognitivo del presidente 79enne.

La teoria è riemersa pochi minuti dopo che la giornalista del Daily Beast Farrah Tomazin aveva incalzato la portavoce Karoline Leavitt sul motivo per cui Trump mostrasse da tempo vistosi bendaggi e lividi sulla mano destra.

Leavitt ha attribuito la cosa all'iperattività del presidente, collegando l'assunzione quotidiana di aspirina che agirebbe negativamente alla pressione collegata alla frequente stretta di mani con le numerose persone che incontra -  "is constantly shaking hands ... The Oval Office is like Grand Central Terminal" - e ciò spiegherebbe lividi e bendaggi. Una spiegazione che non ha contribuito a dissipare i dubbi.

Tomazin ha poi insistito sulle dichiarazioni di Trump riguardo ai tre test cognitivi che sostiene di aver superato brillantemente. Alla richiesta di specificare quando fossero stati effettuati, la portavoce ha rimandato a un futuro chiarimento, sostenendo che il presidente "ne ha parlato ampiamente nel corso degli anni". In realtà, Trump non aveva mai menzionato il numero dei test prima del post su Truth Social di questa settimana, né aveva indicato date.

È a questo punto che Kamlager-Dove ha rilanciato la sua teoria inizialmente pubblicata il 4 dicembre: Trump potrebbe essere in cura con Leqembi, un farmaco somministrato tramite infusione endovenosa, che può causare stanchezza, lividi alle mani e richiede controlli MRI frequenti per monitorare possibili anomalie cerebrali. Nella sua valutazione la deputata sottolinea come la sonnolenza del presidente, i segni visibili sulle mani e i suoi interventi confusi alle ultime apparizioni pubbliche siano compatibili con gli effetti collaterali del trattamento.

La Casa Bianca ha reagito con il solito garbo. Il portavoce Steven Cheung ha dichiarato che la deputata sarebbe "in preda alle allucinazioni" e bisognosa "di cure mediche urgenti". Una risposta che, ovviamente, non contribuisce a chiarire alcunché.

Al di là dello scontro politico, resta un fatto: Trump è oggettivamente a rischio Alzheimer. Il padre Fred ne soffrì e l'ereditarietà è un fattore noto di rischio. Leqembi, prodotto dalla giapponese Eisai, non è una cura, ma può rallentare il declino cognitivo di alcuni mesi nei pazienti con compromissione lieve. Richiede infusioni ogni due settimane e comporta possibili effetti collaterali come lividi, gonfiore e accumuli di sangue nel punto d'iniezione. Coincidenze? Forse. Ma la mano del presidente presenta lividi ricorrenti da febbraio.

C'è di più: il trattamento impone risonanze magnetiche periodiche per verificare la presenza di anomalie cerebrali potenzialmente pericolose. E Trump si è sottoposto a un RM il 10 ottobre al Walter Reed Medical Center, un esame non previsto in una visita medica standard. La Casa Bianca ha poi dichiarato che fosse un controllo "preventivo" a cuore e addome, una spiegazione che diversi medici hanno messo in dubbio.

Sul fronte pubblico, il presidente appare stanco, spesso sull'orlo di addormentarsi durante incontri e apparizioni ufficiali. La fatica è un effetto comune dei trattamenti anti-Alzheimer; disturbi del sonno e sonnolenza diurna sono sintomi tipici della malattia stessa. I collaboratori più vicini hanno tentato di ribaltare la narrativa sostenendo che Trump "dorme pochissimo" e che questo sarebbe segno di vigore. Una linea difensiva che non convince.

La combinazione di sintomi visibili, comunicazioni confuse da parte della Casa Bianca e coincidenze con gli effetti del Leqembi sta alimentando un'ondata crescente di sospetti. Per ora non ci sono prove definitive, ma il quadro complessivo suggerisce che interrogativi sulla salute fisica e cognitiva del presidente difficilmente si spegneranno senza una trasparenza molto più rigorosa di quella mostrata finora da parte della Casa Bianca.

Autore Antonio Gui
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