Obesità e patologie del cuore: ogni anno in Italia oltre 20 mila decessi sono attribuibili a complicanze cardiovascolari legate al sovrappeso.

Il sovrappeso e l’obesità risultano tra i principali fattori di rischio — insieme a sedentarietà, diabete e stile di vita — per infarto, ictus, scompenso cardiaco e fibrillazione atriale. Per questo motivo molti cardiologi chiedono di considerare l’obesità non soltanto come un problema estetico o metabolico, ma come un obiettivo clinico-terapeutico vero e proprio, da affrontare in modo strutturato.

Secondo esperti del settore, le nuove classi di farmaci anti-obesità — nate per trattare il diabete, ma capaci di ridurre peso e massa grassa — stanno mostrando anche un effetto protettivo sul cuore, con una riduzione fino al 40% del rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti a rischio. Per questo viene avanzata la proposta di estendere la rimborsabilità di questi farmaci non solo ai pazienti obesi, ma soprattutto a quelli con malattie cardiache o altri fattori di rischio, evitando che vengano usati come “soluzione estetica” per perdere peso.

Al tempo stesso, gli specialisti ribadiscono che la cura dell’obesità non può fare affidamento soltanto sui farmaci: occorre puntare con decisione su prevenzione primaria, corretti stili di vita e interventi già a partire dall’infanzia. In particolare, serve promuovere educazione alimentare nelle scuole, stili di vita attivi, e una cultura sanitaria che aiuti a prevenire l’insorgenza del sovrappeso fin da piccoli.

Per capire la portata del problema basta guardare i numeri. In Italia circa il 12% degli adulti è obeso e più del 35% è in sovrappeso: significa che quasi una persona su due presenta un peso superiore alla norma, con un impatto enorme sulle patologie cardiovascolari e sui costi sanitari. Anche l’obesità infantile è tra le più alte d’Europa, con punte che superano il 20% in alcune regioni.

Nel resto d’Europa la situazione non è molto diversa: la media dei Paesi dell’Unione mostra un tasso di obesità adulta vicino al 17%, in crescita costante negli ultimi vent’anni, mentre il sovrappeso riguarda più del 50% della popolazione. Questo aumento continuo sta portando le società scientifiche europee a richiedere strategie comuni, soprattutto di prevenzione, perché i sistemi sanitari stanno iniziando a sentire il peso dei costi legati a diabete, infarti e ictus.

A livello mondiale, la crescita è ancora più evidente: negli ultimi trent’anni i casi di obesità sono più che raddoppiati e si stima che oltre un miliardo di persone siano obese, con numeri particolarmente elevati in Nord America e in molte economie emergenti dove vita sedentaria, urbanizzazione e alimentazione ricca di zuccheri hanno rivoluzionato le abitudini quotidiane. Le malattie cardiovascolari restano la prima causa di morte globale, con circa 18 milioni di decessi ogni anno, e una parte significativa è direttamente collegata all’eccesso di peso.

L’immagine che emerge è chiara: l’obesità non è soltanto una condizione personale, ma una delle sfide sanitarie più grandi del nostro tempo. I nuovi farmaci possono aiutare, ma la vera partita si gioca su prevenzione, educazione e stili di vita che permettano di evitare l’accumulo di rischio già a partire dai primi anni di vita.