Il Tribunale per i crimini internazionali condanna un ex primo ministro per crimini contro l'umanità
Un (ex) primo ministro è stato condannato dal Tribunale per i crimini internazionali del Bangladesh per crimini contro l'umanità in relazione alla violenta repressione delle proteste studentesche da parte del suo governo lo scorso anno, in cui furono uccise circa 1.400 persone.
Si tratta di una donna, Sheikh Hasina Wazed, di 78 anni ed attualmente latitante, dopo le dimissioni di due anni fa e la fuga a bordo di un elicottero dell'esercito lunedì in mezzo a disordini diffusi.
Infatti, dopo aver governato il Bangladesh per 15 anni, Hasina preferì darsi alla latitanza, rifugiandosi in India, dopo settimane di sanguinose proteste e azioni brutali da parte delle forze governative, che causarono la morte di circa 1.400 persone e il ferimento di oltre 20.000, secondo il Tribunale penale internazionale (ICT) del Paese.
Al centro della vicenda vi sono le proteste riguardanti le quote, volute da Hasina, che riservavano circa il 30% dei posti di lavoro pubblici ai discendenti dei combattenti del 1971.
La premier aveva alimentato la reazione popolare, con atteggiamenti sprezzanti e, soprattutto, paragonando i manifestanti ai nipoti dei "Razakar", i collaborazionisti pakistani che sostennero l’operazione militare contro il movimento di liberazione del Bangladesh nel 1971, ancora oggi considerati traditori e criminali dalla maggior parte della popolazione.
La scelta di usare questo termine provocò immediatamente proteste, con gli studenti che marciavano nel campus dell’Università di Dhaka, accusando implicitamente Hasina di collusione con i traditori del passato.
La reazione governativa fu dura e subdola, coinvolgendo l’ala studentesca del suo partito, la Bangladesh Chhatra League (BCL), e autorizzando le forze di polizia all'uso di munizioni vere per sedare le manifestazioni.
Già nel primo giorno si registrarono sei morti e nei quattro giorni successivi il bilancio delle vittime salì a oltre 200, tra studenti e civili. Intanto, invece di condannare esplicitamente la violenza, Hasina puntava il dito sui danni materiali alle proprietà pubbliche, come la metropolitana e gli edifici televisivi di proprietà statale.
Una telefonata in particolare conferma le responsabilità di Sheikh Hasina. "Le mie istruzioni sono già state date. Ho emesso un ordine assoluto. Ora useranno armi letali, spareranno ovunque le trovino. Questo è stato ordinato."
In un'altra conversazione con lo sceicco Fazle Noor Taposh, sindaco di Dhaka Sud e parente di Hasina, l'ex primo ministro parlava dell'uso degli elicotteri per controllare le manifestazioni. "Ovunque notino un assembramento, viene dall'alto – ora avviene dall'alto – è già iniziato in diversi luoghi. È iniziato. Alcuni manifestanti si sono spostati."
La rete di sorveglianza di Hasina, il National Telecommunications Monitoring Centre (NTMC), ha registrato queste conversazioni. Le telefonate sono state presentate dai pubblici ministeri all'International Crimes Tribunal of Bangladesh (ICT) come prova di crimini contro l'umanità.
Shabir Sharif, medico di pronto soccorso del Popular Medical College Hospital di Dhaka, ha confermato che numerosi colpi erano stati sparati da un elicottero "che prendeva di mira l'ingresso del nostro ospedale".
"I proiettili sono entrati nella spalla o nel torace, e sono rimasti tutti all'interno del corpo. All'epoca ricevevamo più pazienti di questo tipo. Quando abbiamo guardato le radiografie, siamo rimasti sorpresi perché c'erano proiettili enormi".
Figlia del padre fondatore del paese ed ex presidente Sheikh Mujibur Rahman, Hasina fu la leader della rivolta pro-democrazia che rovesciò il dittatore militare e allora presidente Hossain Mohammad Ershad nel 1990.
Hasina divenne primo ministro per la prima volta dopo la vittoria alle elezioni del 1996 del suo partito, la Lega Awami. Presentata come un'alfiere della democrazia, ottenendo addirittura una copertina del Time Magazine nel 2006 che titolava "Missione di soccorso" e risali al potere nel 2009 con la "benedizione" degli Stati Uniti di Barack Obama.
La sua affermazione potè avvenire grazie al fatto che la maggior parte dei media mainstream del Bangladesh sono di proprietà di aziende legate alla Lega Awami.
Le sue politiche liberiste e populiste riuscirono a realizzare una crescita economica impressionante del Bangladesh, ma allo stesso tempo Hasina mise in atto una dura repressione dei diritti di opinione e, in generale, dei diritti politici. Nel 2023, il Time Magazine ritornò sui suoi passi e le dedicò una nuova copertina, dal titolo "Potere duro".
Infatti, fin da principio il controllo sui media permise ad Hasina di dipingere i suoi sostenitori come i legittimi eredi dell'eredità dell'indipendenza del paese e delle sue conquiste. Viceversa, i dissidenti e i membri dell'opposizione del Partito nazionalista del Bangladesh e del Jamaat-e-Islami (Assemblea islamica del Bangladesh) venivano dipinti come fazioni traditrici e/o "estremiste".
Anzi, nel 2016, era stato giustiziato Motiur Rahman Nizami, il leader del Jamaat-e-Islami, e nel 2018 era stato incarcerato l'ex primo ministro e leader chiave dell'opposizione Begum Khaleda Zia.
Adesso, tocca a lei, Sheikh Hasina Wazed, condannata a morte dal Tribunale per i crimini internazionali.