La parabola politica di Marjorie Taylor Greene alla Camera terminerà il prossimo 5 gennaio. La deputata della Georgia ha annunciato a sorpresa le sue dimissioni, conseguenza diretta di uno scontro feroce con Donald Trump. Non un dettaglio da poco: fino a pochi mesi fa era una delle sue alleate più "rumorose".

L'annuncio ha scatenato speculazioni immediate sul suo futuro. E, nonostante le smentite, gli scenari sul tavolo non mancano.

 
L'ipotesi presidenziale: smentita, ma non morta
Greene, 51 anni, dice di non volerne sapere della Casa Bianca. Lo ha ripetuto più volte, definendo “una totale bugia” le voci riportate da Time secondo cui avrebbe confidato ad alcuni alleati di pensare a una corsa nel 2028. Eppure in politica le negazioni valgono fino al giorno prima di lanciare una campagna.

Ro Khanna, deputato democratico che ha lavorato con lei sulla proposta di legge per rendere pubblici i file dell'indagine su Jeffrey Epstein, non ha dubbi: sarebbe “un'avversaria formidabile”, più vicina alla base trumpiana di quanto non sia il vicepresidente JD Vance.

Greene si è progressivamente allontanata dal trumpismo doc, criticando l'amministrazione su temi che per lei sono diventati bandiere — dai file su Epstein ai dazi, fino alla politica su Israele e ai finanziamenti alla sanità. Rotture che hanno portato Trump ad etichettarla come “traditrice” e a promettere l'appoggio al suo prossimo ed eventuale sfidante elettorale.

Una candidatura presidenziale oggi sembra fantasia, ma non è un'idea da scartare a priori. Politicamente, ha l'ego e la visibilità per provarci. Ma resterebbe una scommessa azzardata.

 
Governatrice o senatrice? Porte semiaperte, ma il terreno è ostile
A differenza della corsa alla Casa Bianca, Greene non ha mai escluso chiaramente di puntare alla carica di governatore della Georgia o ad un collegio del Senato. Entrambe le competizioni si terranno nel 2026.

Il governatore repubblicano Brian Kemp è fuori per limiti di mandato, quindi la sfida sarà aperta. In alternativa, Greene potrebbe tentare l'assalto al seggio di Jon Ossoff, democratico, in cerca di riconferma.

Trump sostiene che la frattura con Greene sia iniziata quando le ha mostrato un sondaggio disastroso che la vedeva al 12% in una ipotetica corsa statale. Non esattamente un incoraggiamento.

Kerwin Swint, professore di scienze politiche a Kennesaw, non usa giri di parole: fuori dalla sua roccaforte elettorale, Greene è impopolare e verrebbe “spazzata via” in una contesa statale. E questa valutazione, piaccia o no, è plausibile.

 
Il rifugio più ovvio: diventare un volto dei media conservatori
Se la strada politica si fa troppo impervia, c'è sempre il mondo dei media, che per personaggi come Greene è diventato un porto naturale.

La mossa più probabile è il lancio di un podcast e una presenza sempre più marcata nel panorama comunicativo di destra. Il modello è già rodato: Matt Gaetz, Dan Bongino e perfino Gavin Newsom — sebbene dall'altro lato dello spettro politico — hanno trasformato podcast e commentari mediatici in trampolini di rilancio.

Greene negli ultimi giorni è apparsa spesso su CNN e persino a The View, al punto che persino Meghan McCain ha ironizzato immaginandola come futura co-conduttrice. Non è affatto escluso che un network le offra uno spazio fisso.

 
Lasciare la politica del tutto: un'opzione reale
Nel video di dimissioni, durato dieci minuti, Greene ha lasciato intendere di voler ritrovare una vita più normale e meno tossica, parlando di anni di minacce e attacchi personali. Ha detto apertamente di aver sacrificato tempo prezioso con la famiglia e di essere stanca del clima politico.

Fuori dal Congresso, Greene resta imprenditrice: possiede Taylor Commercial, un'azienda edile che ha gestito circa 250 milioni di dollari in progetti dal 2002. Se decide di staccare la spina, ha un lavoro stabile e redditizio a cui tornare.

 
Conclusion: Greene è fuori dal Congresso, ma non dal palcoscenico
Che scelga di correre per un'altra carica, reinventarsi come volto mediatico o sparire dai radar pubblici, una cosa è certa: la sua uscita dal Congresso non chiude automaticamente il suo capitolo politico. Il personaggio è troppo rumoroso e abituato ai riflettori per scomparire davvero.

Il vero interrogativo non è se tornerà sotto i riflettori, ma come.