Hedda di Nia DaCosta (2025) (disponibile su Amazon Prime Video) trasforma il classico di Henrik Ibsen in un’esperienza cinematografica intensa e audace. La regia fonde teatro e cinema con uno stile lussuoso e sensoriale, dove ogni dettaglio visivo e sonoro amplifica desideri repressi, tensioni e manipolazioni. Tessa Thompson è magnetica: una Hedda enigmatica, seducente e complessa, che domina ogni scena con un solo sguardo o un gesto minimo. 

Accanto a lei, Nina Hoss e il cast di supporto rendono credibile l’universo emotivo del film, tra fragilità, potere e ribellione silenziosa. La fotografia di Sean Bobbitt è spettacolare: luci calde, colori saturi e ombre che svelano inquietudini interiori. Suono e musica diventano veri strumenti narrativi, traducendo in melodia ciò che Hedda non osa dire. Eppure l’estetica e le libertà narrative possono a tratti offuscare la complessità psicologica del testo originale, diluendo la tensione drammatica.

Ma proprio questa audacia rende Hedda un film che divide e affascina, trasformando un classico teatrale in un ritratto contemporaneo intenso e provocatorio.