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Bologna, 2 Agosto: 45 anni dopo la Strage, la verità giudiziaria conferma la matrice neofascista... e Paolo Bolognesi attacca Meloni

Bologna si prepara a commemorare il quarantacinquesimo anniversario della strage del 2 agosto 1980, quando una bomba alla stazione centrale uccise 85 persone e ne ferì oltre 200.

A distanza di quasi mezzo secolo, non solo il ricordo resta vivo nella coscienza collettiva del Paese, ma nuovi tasselli giudiziari si sono aggiunti a rafforzare ciò che da anni la memoria storica e l'evidenza investigativa sostenevano: l'attentato fu un'azione terroristica di matrice neofascista e piduista, orchestrata sotto la regia dei servizi segreti deviati e della loggia P2 di Licio Gelli.

Il primo luglio scorso la Corte di Cassazione ha messo la parola definitiva sulla condanna all'ergastolo di Paolo Bellini, riconosciuto come quinto esecutore materiale della strage. Un nome che si aggiunge a quelli già noti di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini (anch'egli condannato all'ergastolo a gennaio), e Luigi Ciavardini. Tutti legati al terrorismo neofascista dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) e a formazioni affini come Terza Posizione. Un'azione terroristica coperta, protetta e sostenuta da apparati dello Stato infedeli. Uno schema purtroppo familiare nella storia dell'Italia repubblicana.

In questo clima, il presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime, Paolo Bolognesi (che nell'incarico sarà sostituito da Paolo Lambertini), torna a denunciare con forza non solo l'inerzia, ma anche l'ambiguità politica che, secondo lui, continua a circondare quella stagione.

Nel mirino, ancora una volta, la premier Giorgia Meloni, già oggetto di scontro un anno fa quando Bolognesi affermò che “le radici di quell'attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo”.

Parole che Meloni interpretò come una minaccia personale. Ma oggi, con le sentenze ormai passate in giudicato, Bolognesi rilancia: “Non rompano le scatole. Quest'anno le rispondiamo, le rispondo in modo che così abbiamo già risolto il problema”. Il riferimento è chiaro: non si può più dire che manchino prove, non si può più liquidare tutto come un'opinione politica.

“Ci sono tante altre cose passate in giudicato – ha aggiunto – che inchiodano la presidente del Consiglio. Lei diceva che parlare di una genesi dei terroristi attraverso l'MSI metteva a rischio l'incolumità del Consiglio dei Ministri. Ma quella è stata una forma per additare me, non per dire che loro erano in pericolo”.

“Quella implicata nella strage” di Bologna “è tutta gente che viene dal Movimento sociale e noi abbiamo una presidente del Consiglio, che ha giurato sulla Costituzione antifascista, che però non riesce a dirsi antifascista. Io ci vedo una continuità con quella gente: o la scarichi, oppure la continuità c’è. La premier d’altra parte rivendica con orgoglio di essersi formata nell’Msi. C’è una sfilza di terroristi che arrivano tutti dall’Msi, chi proteggeva Bellini erano senatori del Msi, e la presidente del Consiglio comunque rivendica la sua formazione politica in quel partito”, aggiunge ricordando che “ci sono tante altre cose passate in giudicato che inchiodano la presidente del Consiglio, che diceva che parlare di una genesi dei terroristi attraverso il partito di destra Msi metteva a rischio l’incolumità del Consiglio dei ministri”.

Gilberto Cavallini, condannato a gennaio, è accusato non solo di concorso nella strage ma di aver messo a disposizione mezzi, documenti falsi e un alloggio sicuro per agevolare l'attentato. Nelle motivazioni della sentenza si legge chiaramente il suo ruolo operativo e logistico. Cade invece ancora una volta la tanto discussa – e mai provata – “pista palestinese”, sostenuta per decenni da alcuni settori della destra e dai Nar stessi come depistaggio politico-giudiziario.

Questa commemorazione non è solo un rituale civile. È un momento di verità storica e giuridica, che smaschera menzogne, omertà e revisionismi. La strage di Bologna, oggi più che mai, non può essere separata dal contesto di un'Italia straziata da trame eversive interne, con pezzi dello Stato che si sono trasformati in complici dei terroristi.

Il 2 agosto non è solo un anniversario: è un monito. E quest'anno, con le sentenze definitive in mano, è anche una chiamata alla responsabilità politica. Perché chi governa non può ignorare la storia. E men che meno riscriverla.

Autore Marzio Bimbi
Categoria Politica
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