A Piazzapulita su LA7, Elsa Fornero ha attaccato il leader della Lega: “Salvini è stato costretto dalla dura realtà dei conti a rinunciare alla cancellazione della riforma che porta il mio nome. Ora si è fissato su condoni e rottamazioni, pensando di recuperare lì i voti che ha perso”.
PER RIVEDERE TUTTI I VIDEO DEL PROGRAMMA VAI SU https://www.la7.it/piazzapulita
La dichiarazione di Elsa Fornero, che accusa Matteo Salvini di essersi arreso davanti alla realtà dei conti pubblici, ha riaperto una ferita politica che in questi anni non si è mai davvero rimarginata. La riforma che porta il suo nome è stata al centro di campagne elettorali, comizi, promesse e slogan. Per anni Salvini ha costruito consenso garantendo che quella legge sarebbe stata cancellata, definendola ingiusta e dannosa per i lavoratori. Oggi, secondo Fornero, il leader della Lega rinuncia a quella battaglia e ripiega su condoni e rottamazioni, sperando di recuperare consensi attraverso misure a breve respiro.
Di risposta da Salvini non arriva nemmeno una parola. Silenzio. Un silenzio che pesa. Perché non riguarda solo una polemica personale, ma riguarda milioni di lavoratori che hanno creduto a una promessa precisa: andare in pensione prima e con assegni dignitosi. La realtà che si sta imponendo è un’altra. L’età pensionabile che si allunga, gli assegni che spesso non garantiscono un’esistenza serena, la prospettiva di lavorare fino allo stremo per arrivare a tagliare il fatidico traguardo dell'età pensionabile.
Molti degli elettori che hanno sostenuto e votato questo governo speravano in un cambio di rotta netto. Salvini e Meloni avevano promesso di abbassare l'asticella dell'età pensionabile come riferimento di civiltà, un assegno che potesse sostenere il costo della vita almeno allo stesso modo di quando si era in piena attività lavorativa e permettere così ai lavoratori di godersi il tempo che resta. Alla prova dei numeri però si è scelto altro: la priorità è stata l’equilibrio dei conti pubblici. Una scelta che può anche essere comprensibile sul piano macroeconomico, ma che lascia scoperto il piano umano. I conti dello Stato sembrano più tutelati di quelli delle famiglie.
Oggi il messaggio che arriva ai lavoratori è chiaro. Per andare in pensione bisognerà aspettare ancora. L’età effettiva sale, per il momento, a 67 anni e 3 mesi. Gli assegni restano insufficienti. E la sensazione è quella di una distanza crescente tra chi governa e chi ogni giorno va a lavorare sperando in un futuro dignitoso, sia in termini di salario che di pensione.
Si può discutere all’infinito di sostenibilità, vincoli europei e parametri internazionali. Rimane però una verità semplice. Le promesse sono state fatte, ripetute, rilanciate e ora risultano disattese. Questo non passa inosservato. La memoria degli elettori, spesso sottovalutata, ma quando serve sa essere molto selettiva e assai precisa. Quando si tornerà alle urne, chi ha creduto nella cancellazione della Legge Fornero potrebbe non dimenticare quanto sta accadendo oggi. E quel silenzio, che oggi sembra una strategia, potrebbe rivelarsi domani un boomerang. Perché il silenzio può fare meno rumore di una parola, ma lascia un segno più profondo sulla scheda elettorale, nel segreto dell'urna.


