Una nuova tragedia del Mediterraneo scuote la comunità internazionale. Un'imbarcazione carica di migranti provenienti dall'Africa subsahariana è naufragata al largo di Salakta, nel governatorato di Mahdia, nel sud-est della Tunisia. Il bilancio è devastante: almeno quaranta persone hanno perso la vita, tra cui diversi neonati. Si tratta del naufragio più grave registrato dall'inizio del 2025 lungo le rotte migratorie nel Mediterraneo centrale.
La notizia è stata resa nota dal portavoce del tribunale locale, Walid Chtabri, attraverso la radio tunisina Mosaïque FM. Secondo le prime informazioni, a bordo del natante – un'imbarcazione di fortuna in ferro, inadatta alla navigazione in mare aperto – si trovavano circa settanta persone.
Le autorità tunisine riferiscono che la guardia costiera è intervenuta rapidamente, riuscendo a salvare 30 migranti. Tuttavia, il resto dei passeggeri è stato inghiottito dal mare. I corpi senza vita di quaranta persone, inclusi neonati e bambini molto piccoli, sono stati recuperati nelle ore successive al disastro.
«Le indagini iniziali indicano che c'erano settanta persone a bordo. Quaranta corpi, tra cui di neonati, sono stati recuperati e trenta persone sono state salvate», ha dichiarato il portavoce Walid Chtabri.
Tutte le vittime provenivano da Paesi dell'Africa sub-sahariana e con ogni probabilità tentavano di raggiungere le coste europee, spinti da guerra, povertà o persecuzioni. L'imbarcazione, descritta come un mezzo improvvisato e instabile, non avrebbe avuto alcuna possibilità di resistere alle condizioni del mare.
La Procura della Repubblica tunisina ha aperto un'indagine per accertare eventuali responsabilità legate al traffico di esseri umani. Il naufragio si colloca in un contesto di crescente pressione migratoria sulla rotta tunisina, che negli ultimi mesi è diventata uno dei principali punti di partenza verso l'Europa.
Questa ennesima tragedia mette sotto i riflettori la questione delle politiche migratorie, delle reti criminali che gestiscono le partenze e dell'assenza di corridoi umanitari sicuri. Ancora una volta, il Mediterraneo si conferma una delle rotte più letali al mondo.
fonte: Agenzia DIRE


