A meno di un anno dalla scadenza del PNRR, la situazione non è rosea: i ritardi aumentano, i numeri reali sono ben lontani dagli annunci, e si fa sempre più concreta la possibilità che una parte consistente delle risorse europee non venga spesa in tempo. Peggio ancora: c'è il rischio che miliardi destinati a scuola, sanità e infrastrutture sociali finiscano dirottati sulla spesa militare, dove i vincoli temporali non sono altrettanto stringenti.
Il governo continua a presentare come un successo il fatto che Bruxelles abbia sbloccato la settima rata del Piano. È vero: fino a oggi le verifiche europee sono state superate. Ma si tratta di un'illusione ottica. Le "milestone" non riguardavano l'effettiva realizzazione di opere o la spesa concreta dei fondi, bensì l'approvazione di norme, regolamenti e decreti. Insomma: carta, non cantieri.
Il PNRR vale 194,4 miliardi di euro. Ad oggi risultano impegnati 159 miliardi, ma restano ancora 35 miliardi senza destinazione chiara, a cui si aggiungono migliaia di progetti di cui non si conosce lo stato di avanzamento!
La spesa reale al 31 maggio 2025 ammonta a 74,3 miliardi, pari al 38,22% del totale. Sul fronte dei pagamenti, al 30 giugno 2025 si arriva a poco più di 70 miliardi, meno di quanto era già stato garantito con le prime rate sotto Draghi.
Per Luigi Caramia, responsabile PNRR della Cgil, la tenuta del Piano è a rischio: "Circa 35 miliardi potrebbero andare persi. Il pericolo più grave è che queste risorse vengano spostate sulla Difesa, snaturando l'impianto originario del Piano". Un impianto nato per ridurre i divari territoriali, di genere e generazionali e per colmare ritardi storici in sanità, istruzione, trasporti e digitalizzazione.
Negli ultimi anni le ambizioni iniziali si sono progressivamente ridimensionate. Meno investimenti pubblici, più incentivi alle imprese. Sono stati tagliati asili, case e ospedali di comunità, nominati commissari, spostate risorse. Risultato: pochi progetti conclusi e una spesa effettiva ben al di sotto delle attese.
I settori più in sofferenza sono l'istruzione e la ricerca (Missione 4) e la sanità (Missione 6). Pesanti ritardi anche nei progetti regionali, soprattutto in Toscana, Abruzzo, Lombardia e Marche, mentre il Sud registra performance migliori.
Alcuni numeri parlano chiaro: i progetti censiti sono 298.339, finanziati con 159 miliardi del PNRR più altre risorse esterne fino a un totale di 214 miliardi.
Quelli conclusi o vicini al traguardo valgono però solo 65 miliardi.
E i tagli non risparmiano nemmeno le grandi infrastrutture: l'alta velocità al Sud è stata drasticamente ridimensionata, così come i collegamenti diagonali e l'implementazione del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario. Perfino i 200 milioni destinati ai Piani urbani integrati contro il caporalato in agricoltura rischiano di svanire per precise responsabilità politiche.
Il PNRR doveva essere la leva per modernizzare l'Italia e colmare i suoi ritardi strutturali. Oggi rischia di trasformarsi in un'occasione mancata, con miliardi non spesi o dirottati altrove. La scadenza è a meno di un anno: il tempo stringe, e le scorciatoie non bastano più.


