Una nuova tragedia sul lavoro, stavolta in Veneto. Questo lunedì, nella frazione Veternigo di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, due operai di 23 e 30 anni hanno perso la vita durante un intervento di pulizia in una fossa biologica situata in via Desnam. I corpi sono stati ritrovati privi di vita sul fondo della vasca, utilizzata per la raccolta di residui organici.
L'allarme è scattato intorno alle 10 del mattino. Sul posto sono intervenuti rapidamente i sanitari del 118, i vigili del fuoco, i carabinieri e gli ispettori dello Spisal, il servizio per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Nonostante i tentativi di rianimazione da parte del personale del Suem, per i due lavoratori non c'è stato nulla da fare. Il recupero dei corpi, reso complicato dalle condizioni dell'ambiente, ha richiesto quasi un'ora.
Secondo le prime ipotesi, ancora da confermare, i due operai sarebbero stati uccisi da gas tossici presenti nella vasca. Le indagini sono ora affidate ai carabinieri e ai tecnici dello Spisal, che dovranno accertare la dinamica dell'incidente e verificare eventuali responsabilità, in particolare riguardo al rispetto delle normative di sicurezza da parte dell'azienda incaricata.
Il fatto si inserisce in un quadro drammatico: il Veneto è tra le regioni peggiori d'Italia per numero di infortuni mortali. Nei primi cinque mesi del 2025 si sono registrati 38 decessi sul lavoro, contro i 19 dello stesso periodo del 2024: un numero doppio di casi che non può essere ignorato.
A denunciare con forza la situazione sono Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil Veneto, e Silvana Fanelli, della segreteria regionale:
“Continua lo stillicidio di morti sul lavoro nella nostra regione. Al netto delle doverose parole di cordoglio, dal presidente Zaia non arriva una sola parola sugli investimenti per potenziare i controlli in materia di salute e sicurezza”.
I sindacati chiedono interventi strutturali: investimenti da parte della Regione per rafforzare gli organici degli enti preposti ai controlli e impegni concreti da parte delle imprese, sia in termini di tecnologie che di organizzazione del lavoro.
“La salute di chi lavora non è un costo da tagliare”, sottolineano Basso e Fanelli, “e il cordoglio, se non seguito da azioni concrete, resta solo una formalità ipocrita”.
Particolare attenzione viene richiesta per gli spazi confinati, come quello dove è avvenuta la tragedia di Santa Maria di Sala.
“Gli infortuni in questi ambienti rappresentano una delle principali cause di incidenti plurimi. Serve un piano mirato di prevenzione. La Regione ha il dovere di intervenire con urgenza”, affermano i rappresentanti sindacali.
Il dramma di Veternigo è l'ennesima conferma di un'emergenza nazionale. Secondo i dati Inail, nel 2024 le denunce di infortunio hanno superato quota 593.000, con un aumento dello 0,4% rispetto all'anno precedente. A preoccupare è anche il dato relativo agli studenti: 78.000 denunce (+10,5%), di cui oltre 2.100 legate ai Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento (Pcto).
Nonostante un tasso di infortuni mortali (0,87 ogni 100.000 occupati) inferiore alla media europea (1,26) e a paesi come Francia (3,35) e Spagna (1,53), l'Italia resta dietro a paesi come la Germania (0,61), segno che molto resta da fare.
Ogni incidente come quello di Santa Maria di Sala è un fallimento collettivo. Di istituzioni, aziende e sistema Paese. Finché la sicurezza sul lavoro verrà considerata un “costo” e non un diritto, continueremo a piangere giovani vite spezzate.


