Riscoprire le materie umanistiche e la manualità artigianale, per educare cittadini consapevoli nell’era dell’intelligenza artificiale. Se negli ultimi anni la scuola ha preso una direzione verso una formazione più tecnica, proprio ora che la tecnologia sta facendo il grande salto dobbiamo tornare a una formazione umanistica? 

intervista a Luca Gorlero 


Luca Gorlero, imprenditore italiano con lunga esperienza internazionale, cresciuto intellettualmente nella Silicon Valley dove ha acquisito l’MBA e ultimamente esperto di mercati emergenti e operativo negli Emirati Arabi, mette in evidenza una problematica attuale: il confronto tra Umanesimo e Artificio, o meglio, tra Intelligenza Artificiale e il suo ruolo nella vita dell’uomo.
 «Ragionando su quali siano le conoscenze da offrire ai nostri figli», spiega Luca Gorlero come osservatore speciale grazie alla sua esperienza divina e lavoro, «agli albori dell’avvento dell’AI, secondo me dobbiamo considerare alcuni tipi di sviluppi».
Ci può chiarire meglio cosa intende? Gorlero ha le idee chiare: «Ci sono ragazzi con maggiori capacità di astrazione e ragazzi con maggiore propensione alla praticità. Con l’idea fuorviante che la programmazione sia la materia principale per gestire l’AI non andiamo nella direzione giusta. Entrambi potrebbero diventare interfaccia teorica e pratica dell’AI. Mi spiego meglio, chi sviluppa i codici oggi potrà essere sostituito domani da un’interfaccia che scrive codici, ovvero contenuti sia pratici sia culturali».

E quindi quali materie andrebbero privilegiate? Luca Gorlero ci offre le sue riflessioni: «Tra i giovani che propendono per tendenza naturale a una maggiore capacità di astrazione, bisogna ritornare urgentemente a coltivare le materie umanistiche». In alcuni Paesi, come la Francia si stanno muovendo in questa direzione, con l’introduzione della Filosofia come materia obbligatoria per tutti gli studi superiori e regolando l’uso dell’AI nell’insegnamento, per questo si stanno formando i docenti, per iniziare un nuovo modo di educare allo studio i ragazzi. «Questo è importante, basta che sia fatto in modo da comprendere il mondo che ci circonda e capire i limiti e non solo i vantaggi dell’intelligenza artificiale, capire come interfacciassi senza venirne sopraffatti». 

Mentre tra i giovani che mostrano maggiori attitudini pratiche, è importante coltivare la manualità e far crescere l’esperienza sul campo anche partendo dalle scuole. Evitando il temuto rischio che i docenti siano sostituiti dall’AI, che si limita a mostrare senza mettere in pratica. In ogni caso si tratta di vivere l’AI in modo consapevole, usandola per i vantaggi che offre, ma non permettere di diventare una sorta di santone da seguire a priori? Cosa ne pensa a tal proposito dei concetti di libertà e consapevolezza e autostima Luca Gorlero? «Io penso sia questo uno dei limiti dell’educazione di oggi: si tende a privilegiare la tecnica, nell’ottica di trovare un lavoro, ma si forniscono sempre meno strumenti per poter capire il mondo che ci circonda, per poterlo analizzare... perché conoscenza e consapevolezza significano libertà». E quali soluzioni immagina Luca Gorlero? «Fondamentalmente prendere in mano il dialogo con questo tipo di tecnologia, con l’AI, avrebbe un impatto sul mondo del lavoro, ma anche sulle relazioni tra i vari Paesi. Io auspico un ritorno a quelle che un tempo erano materie considerate importanti, quindi la filosofia, la letteratura, la storia, la geografia, le quali forniscono strumenti utilissimi per comprendere meglio non solo le relazioni fra gli uomini, ma anche la relazione con l’AI. Porsi le giuste domande sulle sue affermazioni e non subirle». 

Insomma se negli ultimi anni la scuola ha preso una direzione verso una formazione più tecnica, proprio ora che la tecnologia sta facendo il grande salto dobbiamo tornare a una formazione umanistica? «Ne sono certo. Non sono un retrogrado romantico che rimpiange il passato. Come posso spiegare...» Luca Gorlero ci tiene a fare un distinguo sull’urgenza della cultura umanistica oggi con obiettivi diversi da ieri: «Stiamo educando ottimi consumatori, ma cittadini carenti con scarsa conoscenza di sè. l’AI potrebbe procrastinare questa tendenza o spezzarla. Dipende dall’educazione che si riceve a scuola. La filosofia appresa come capacità di porsi le domande giuste e porsi ragionevoli dubbi è importante. Mentre è vana se si limita allo studio mnemonico e meccanico di nomi di autori, date, opere e citazioni subite senza senso critico. Lo stesso vae per la storia, la letteratura e la geografia».
 

Interessante a tal proposito il libro di Paolo Guenzi "Il Marketing dell’ignoranza", dove è ben spiegato l’inganno del consumismo proprio ha appena accennato in modo sintetico Luca Gorlero.
 E per quanto riguarda l’aspetto pratico-formativo cosa ha da dirci? Luca Gorlero ha parole anche per questo: «L’educazione diciamo quella legata alla cosiddetta formazione professionale, ha bisogno della cura attenta dell’unicità del prodotto e penso questo possa essere di impulso al ritorno dell’artigianato, in contrasto con quanto in più in creatività e intuizione può dare la mente e l’abilità di chi crea bellezza e autenticità laddove è richiesta quella manualità che un robot non può dare. Quest’ultimo lavora bene sui numeri, ma rivalutare quel tipo di artigianato che non ha bisogno di mass production potrebbe essere una via, no?».


Se lo dice un uomo esperto di economia non possiamo che pensare che la risposta sia retorica. Certo che sì. L’ AI ci potrebbe di contrasto far aprire gli occhi su quanto di bello ci stiamo perdendo e prenderla da questo lato: come alleata per evidenziare la bellezza dell’Umanesimo.