La lunga ombra della loggia P2 continua a produrre i suoi nefasti effetti e la collettività sta ricevendo segnali contraddittori proprio dalla magistratura, un elemento istituzionale che dovrebbe garantire il principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi la legge, la tutela dei diritti fondamentali, la tutela dell’ambiente e della salute, la lotta contro la corruzione, il rispetto dei diritti e dei principi costituzionali.

Il nostro sistema giudiziario prevede tre gradi di giudizio: il primo e il secondo è di merito mentre il terzo (Cassazione) è puramente tecnico ossia procedurale. E' proprio una sentenza della Corte di Cassazione a sollevare motivi di riflessione e di sconcerto

Che cosa è accaduto recentemente di significativo? Alcuni giorni fa la Corte ha emesso una sentenza con la quale ha respinto il ricorso della Procura di Palermo che aveva richiesto la sorveglianza speciale e la confisca dei beni per l'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e per i suoi familiari perché i regolari versamenti effettuati per anni da Silvio Berlusconi a favore dell’imputato non potevano essere serviti per comprare il silenzio sui presunti rapporti dell’ex premier con la mafia in quanto altro non erano che retribuzioni professionali e finanziamenti tra due persone in stretto rapporto lavorativo, legate da un progetto politico e da una fraterna amicizia.  È la classica formula dell’insufficienza di prove utilizzata spesso in passato, soprattutto nei processi per mafia.

 Il verdetto della Corte risulta contraddittorio perché ignora che nel 2014 Dell'Utri è stato riconosciuto come "intermediario" tra Berlusconi e la mafia e condannato in via definitiva a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. I suoi legami con la criminalità organizzata erano stati precedentemente accertati e sanciti con una condanna definitiva per tal motivo la recente sentenza della Cassazione contiene una contraddizione molto evidente che certamente invia un messaggio negativo alla collettività.

Come al solito la stampa “partigiana” pecca di disattenzione fornendo una chiave di lettura della decisone completamente errata: non è assolutamente un’assoluzione ma una contraddizione che mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

La compagine di Forza Italia ha stabilito che tale sentenza rappresenta una "conferma definitiva" del fatto che "non sono mai esistiti legami" tra Berlusconi, Dell'Utri e i vertici di Cosa Nostra e che "ristabilisce la verità dopo anni di persecuzioni". Ci vuole un bel coraggio a fare simili affermazioni!

La figlia del defunto premier Marina Berlusconi ha inviato una lettera al “Il Giornale” - dal 2023 ex testata berlusconiana venduta ad Angelucci - nella quale fa delle puntualizzazioni alquanto opinabili che sono state riportate in molti altri articoli, ne riporto alcune.

In merito alle motivazioni della sentenza, ha scritto: 

“(…) sono di enorme rilevanza, perché certificano che non ci sono mai stati riciclaggi di Cosa Nostra nella Fininvest, né accordi con Forza Italia. La sentenza è quindi un cruciale passo avanti anche sul cammino della verità per mio padre.”

Continua: "Eppure sui quotidiani la decisione della Cassazione si è trasformata in tutt’altro, cioè in un nuovo scontro innescato da chi l’ha ingiustamente sminuita, con argomentazioni pretestuose e ipocrite. A quanti oggi ridimensionano il valore di questa sentenza, gli stessi che da una vita gridano che «le sentenze vanno rispettate sempre», mi verrebbe da dire: «…sì, sempre che piacciano loro. Quel che però mi ha più sconcertato e continua a inquietarmi è il clima velenoso, incattivito, che per l’ennesima volta si è creato. Ho visto giornali riesumare passaggi di vecchi documenti processuali, tolti dal loro contesto, solo per fare il controcanto a una pronuncia di cui avrebbero dovuto limitarsi a prendere atto. Non se ne sentiva alcun bisogno." Le sentenze non sono sempre giuste, dipendono dalla classe economico-sociale a cui l’imputato appartiene, lo dimostra anche il fatto che agli arresti domiciliari in villa ci vanno solo chi è ben foderato di capitali e amici influenti (vedi Gelli condannato per stragi di stato).

"Polemizzare su una sentenza è un po’ come confondere il dito con la luna. Anche perché il problema di cui stiamo parlando va ben oltre l’esperienza subita da mio padre, per quanto drammatica sia stata. Proprio come la luna, infatti, la nostra giustizia ha due facce. È doppia. Sulla sua faccia luminosa stanno la nostra grande civiltà giuridica, il rispetto delle regole e la giusta fiducia nello Stato di diritto. Ma poi c’è la faccia in ombra, la «luna nera» dove agisce quella piccola parte di magistratura che si considera un contropotere investito di una missione ideologica. È anche per questo spirito di fazione che purtroppo l’Italia resta un Paese «giustizialista», dove la voglia di gogna continua a muovere le peggiori pulsioni dei mezzi di comunicazione e dell’opinione pubblica. Da troppo tempo, queste pulsioni ci fanno vivere in uno stato di presunzione di colpevolezza di massa. E il vero problema è che ogni cittadino rischia di dover dimostrare la sua innocenza davanti a una macchina giudiziaria in cui tutti crediamo sempre meno".

"Se poi questa giustizia fragile si lascia anche contaminare dalla politica, beh, i risultati non possono che essere disastrosi. Per questo da tempo sono fermamente convinta della necessità di una riforma dell’ordinamento giudiziario: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, e la riforma del Consiglio superiore della magistratura per ridurre lo strapotere delle correnti. È una rivoluzione che questo governo ha finalmente avuto il coraggio e la forza di avviare. Sono interventi "urgenti", ma lo sono ormai da decenni. Esattamente come sarebbe urgente una nuova e vera responsabilità civile dei magistrati. Perché il principio deve valere per tutti e chi sbaglia deve pagare. È inaccettabile che in Italia almeno mille persone l'anno più di tre al giorno finiscano ingiustamente in carcere, senza che nessuno mai ne risponda. Davanti alle tante discussioni sterili su presunte – e assurde – emergenze democratiche, mi permetto di dire che la nostra grande e vera emergenza è da tempo e resta ancora oggi la giustizia. Purtroppo, e lo dico da figlia, nemmeno la migliore delle riforme servirà più a restituire a mio padre trent'anni di vita avvelenati e devastati dalle calunnie e dalle false accuse. Ma sarà comunque un passo avanti significativo verso una giustizia veramente giusta".

Ogni giorno dobbiamo sopportare il triste spettacolo della sconfitta della verità, della giustizia e della speranza.  Non dimentichiamo che è stata una scelta consapevole della politica che ha permesso alla criminalità organizzata di riciclare denaro sporco che ha soffocato l’economia sana di questo Paese trascinandolo alla rovina. I danni provocati da questo individuo lo stanno pagando 16 milioni di poveri e un Paese senza futuro. Per le nuove generazioni non sarà facile.

C’è un detto che io non condivido assolutamente: “Non è educato parlare male dei morti” soprattutto quando i morti hanno portato discredito al Paese che rappresentavano. Mi dispiace ma non riesco a sopportare l’ipocrisia e le false giustificazioni che non si reggono neanche con le stampelle: equivale trattare il lettore da stolto.